31 ottobre 2013

Ricetta: TAGLIOLINI AL TARTUFO e BURRO DI TARTUFO

Nell’ultima ricetta, quella di giovedì scorso, vi ho spiegato come preparare la pasta fresca all’uovo, quindi quello di oggi è un piccolo approfondimento riguardante i tagliolini. Se decidete di abbinarli al tartufo la composizione della pasta fresca cambia, perchè per esaltare al meglio il gusto del tartufo vi suggerisco di preparare una pasta con solo il tuorlo dell’uovo. Il sapore dei tagliolini così è più corposo e si sposa alla perfezione con il tartufo. Per realizzare un’ottima ricetta non utilizzate salse aromatizzate al tartufo, sono sicuramente più economiche ma non garantiscono la stessa qualità di un piatto con il tartufo fresco grattugiato. 




 

PREPARAZIONE della RICETTA:


Se avete già preparato i tagliolini e li avete surgelati in porzioni, mettete a bollire una pentola d’acqua e buttate la pasta. Quando sarà cotta, scolatela e saltate i tagliolini in padella con una noce di burro. Potete scegliere anche un burro salato per arrichire la vostra ricetta. Impiattate i tagliolini e solo prima di servire, grattugiate il tartufo nero a scaglie. Il tartufo non deve essere aggiunto in padella perchè con il calore perde fragranza, è sufficiente quello della pasta. 


Se invece dovete preparare anche i tagliolini, procedete come segue.
Se avete una planetaria potete utilizzare quella per la lavorazione dell’impasto, altrimenti procedete a mano versando la farina sul tavolo, apritela a fontana e unite un uovo alla volta, in base alle porzioni che intedete realizzare. 

Unite il tuorlo dell’uovo sbattendolo con la forchetta fino a che non avrà assorbito la farina, poi procedete unendo il secondo rosso d’uovo e così via. Infine amalgamate a mano. Anche se avete utilizzato la planetaria per impastare, vi consiglio di terminare l’amalgama della pasta con le mani, dopodiché mettetela a riposare in un recipiente coperto con la pellicola, saranno sufficienti circa 10 minuti.
Una volta che l’impasto è pronto dividetelo in panetti più o meno della stessa dimensione e iniziate la stesura della sfoglia. Se avete a disposizione una sfogliatrice potete utilizzarla, altrimenti usate il mattarello su una superficie di legno o marmo infarinata.
Prendete il panetto e passatelo nella sfogliatrice una prima volta, poi richiudetelo come un foglio quadrato, avendo cura di prendere la giusta misura della macchina. Se non si effettua questo semplice accorgimento la pasta avrà bordi irregolari e frastagliati. 


Procedete a richiuderla una seconda volta e poi passatela nella sfogliatrice fino a che non raggiungete lo spessore desiderato. Abbiate cura d’infarinare leggermente la pasta fra un passaggio e l’altro nella macchina, per evitare che si attacchi e si rompa. 




Quando avete raggiunto lo spessore che preferite, stendete la sfoglia su un panno di cotone e spolveratela con della farina di semola, giratela e aggiungete la semola anche dall’altro lato. La farina di semola è ottima per far asciugare al meglio la pasta e facilita l’operazione di taglio.
Utilizzate un tagliere dove adagiare la sfoglia, arrotolatela da una parte fino a circa la metà e fate la stessa cosa dall’altro lato, in modo da ottenere due rotolini della stessa dimensione, ma ancora uniti al centro. Tagliate la pasta arrotolata, i tagliolini hanno uno spessore sottile. 


 
Dopodiché buttateli nella pentola d’acqua messa a bollire, aspettate che siano cotti e procedete come descritto sopra.


Quella di oggi è una ricetta doppia, perchè voglio consigliarvi di preparare con il tartufo che avete acquistato un burro da utilizzare  per le prossime volte, in modo da conservarlo. Come ho detto più volte in cucina è importante saper gestire al meglio gli ingredienti.
Ecco come.

Ricetta: BURRO AL TARTUFO




Frullate il tartufo e incorporate il burro ammorbidito in micronde o a temperatura ambiente. Continuate a frullare il tartufo e il burro fino a che non otterrete un composto omogeneo. Successivamente dividetelo in moporzioni e congelate. Sconsiglio di tenerlo in frigo, il tartufo perde la sua freschezza e assume un sapore rancido, mentre se surgelato il sapore resta intatto.

Potete utilizzare il burro preparato per uno sfizioso aperitivo: 
Le bruschette al burro di tartufo e pera
 
Il burro di tartufo che avete preparato è ottimo anche per farcire bruschette da servire come antipasto o aperitivo. Affettate il pane avendo cura di realizzare fette dallo spessore non troppo alto e scaldatele in forno. Quando si saranno raffreddate, spalmatele con il burro al tartufo, aggiungete un pizzico di sale e una fetta di pera fresca. Le bruschette vanno preparate e servite subito, la pera esalta il sapore del tartufo ma si ossida velocemente e annerisce. 

Carlo Porcu Chef
Provate la mia ricetta, aspetto i vostri commenti! 

 E se volete potete condividere le foto delle vostre creazioni gastronomiche qui, inviandole a me via email o sui miei social. 



Quando arrivate all'Osteria della Lodola è mia moglie che vi accoglie e vi guida nella scelta dei piatti e del vino, perciò, anche qui, lascio la parola a lei....
 
Quello proposto è un primo piatto dal sapore elegante e delicato, perciò dobbiamo abbinare un vino che rispetti la sua natura, in questo caso suggerisco un nobile di montepulciano come ad esempio il Luteraia. E' un vino con tannini leggeri, poco legno, estremamente raffinato che esalterà il gusto della ricetta.
 

 

29 ottobre 2013

Per mare ... il Parsifal / Carlo's Lifestyle #3

Continuo oggi, con il terzo post, il "racconto" delle esperienze e degli incontri che mi hanno portato, e aiutato, a realizzare la mia aspirazione: diventare chef...




L’esperienza in mare è iniziata quasi per caso, come si dice? Da cosa nasce cosa.

Quando ero ancora studente di cucina a Firenze fui chiamato da Rodolfo Budini Gattai, amico di famiglia, che aveva saputo della mia specializzazione come Chef. Lui mi affidò la cucina di alcune cene organizzate a Palazzo Budini Gattai. Il menù, i tempi di servizio, la qualità dei piatti, tutto fu apprezzato e Rodolfo, una sera, mi confidò il suo più grande sogno: la barca a vela. Aveva da poco acquistato una barca del 1970 con una lunga storia di mare alle spalle, il Parsifal. E mi chiese di diventare il suo chef di bordo. Ricordo che lo accompagnai a ritirarla in Francia, in Costa Azzurra e insieme effettuammo il trasferimento del Parsifal fino a Livorno, a Marina di Salivoli.

Non avevo mai cucinato in barca, la mia esperienza in mare si riduceva a brevi periodi di vacanza. Ma l’idea mi piaceva e era una grande opportunità, un’esperienza lavorativa nuova che difficilmente avrei potuto ripetere e così accettai. E grazie a Rodolfo Budini Gattai ho scoperto la mia più grande, seconda, passione: la barca.

La vita in barca a vela ha tutto un altro ritmo, pochi uomini e le leggi del mare, viaggiare da un porto all’altro, conoscere tante persone, cucinare in cambusa con la barca in regata che sfida le onde. Spesso, quando il mare faceva i capricci, dovevo legarmi per la vita per riuscire a mantenere l’equilibrio e preparare i miei piatti negli spazi ristretti della cambusa. Non è come cucinare a casa propria o negli ambienti professionali di hotel e ristoranti. In un certo qual modo ho dovuto imparare a cucinare in modo nuovo. Cucinare per l’intero equipaggio e gli ospiti della barca in una cucina di poco più di un metro e basculante non è semplice, almeno fino a che non ci si fa l’abitubine. Ogni volta che attraccavamo, scendevo per fare la spesa, lo spazio di cambusa e frigo era minimo perciò dovevo essere preciso. Questo mi è stato di grande aiuto, ho imparato la gestione degli acquisti che mi è utile anche adesso all’Osteria della Lodola. Regolarsi con la quantità è importante per chi gestisce una cucina.

Passai tutta la stagione estiva sul Parsifal e anche quella successiva. Navigai per due anni per il mediterraneo e verso la fine della seconda estate in barca, quando ero prossimo a sbarcare e partire per gli Stati Uniti, attraccammo al porto di Palma di Maiorca e lì rimasi affascinato da un’altra barca. Era un veliero d’epoca, più grande del Parsifal, di circa 40 metri e che poi scoprii aveva una lunghissima storia. Si trattava della Zaca, costruita nel 1929 e appartenuta, tra i tanti, anche all’attore americano Errol Flynn nel 1944. Chiesi di poter salire a bordo per visitarla e mi fu concesso, fu una bella sorpresa trovare un aretino al comando di quella bellissima barca, Bruno Dal Piaz. Quando capì che ero lo chef di bordo del Parsifal mi offrì d’imbarcarmi con lui, ma fui costretto a rifiutare perchè avevo già preso un impegno di lavoro negli Usa. Ero davvero dispiaciuto, l’incontro con il Comandante Bruno Dal Piaz e la Zaca mi erano rimasti nel cuore...

To be continued ...

24 ottobre 2013

Ricetta: PASTA FRESCA ALL'UOVO

In Toscana la pasta fresca all’uovo fatta in casa è una tradizione, molti ricorderanno le nonne mentre stendevano la sfoglia con il mattarello sul tavolo della cucina e molti nipoti, oggi adulti, ricorderanno quando, per aiutare la nonna, giravano la manovella della macchina per la sfoglia. Oggi, spesso per ragioni di tempo, si è persa un pò questa bella tradizione, ma in realtà la ricetta per la pasta fatta in casa è semplice e, con meno di mezz’ora a disposizione (e con un pò d’esperienza) è possibile realizzare vari tipi di pasta, da surgelare in porzioni e utilizzare all’occorrenza, oppure da cuocere al momento. Personalmente, i primi piatti che propongo ai miei ospiti all'Osteria della Lodola, sono a base di pasta fresca, la qualità e la differenza è facile da apprezzare. 


 

PREPARAZIONE della RICETTA:


Nella ricetta che segue, vi spiego come realizzare vari tipi di pasta: dai tagliolini, alle tagliatelle, alle pappardelle fino ai maltagliati. Ricordate che per ottenere un buon abbinamento più la pasta è di taglio grosso e meglio si sposa con sughi importanti, di carne per esempio. L’unica eccezione è il maltagliato perchè si adatta molto bene ad essere servito con tutti i tipi di condimento, dai più delicati ai più sostanziosi come ad esempio il sugo di cinghiale. Io li servo con pomodoro fresco e basilico, un piatto semplice ma valorizzato da ingredienti genuini e di qualità. I pomodori e il basilico provengono dall’orto biologico dell’Osteria. 


Se avete una planetaria potete utilizzare quella per la lavorazione dell’impasto, altrimenti procedete a mano versando la farina sul tavolo, apritela a fontana e unite un uovo alla volta, in base alle porzioni che intedete realizzare. Unite l’uovo sbattendolo con la forchetta fino a che non avrà assorbito la farina, poi procedete unendo il secondo uovo e così via. Infine amalgamate a mano. Anche se avete utilizzato la planetaria per impastare, vi consiglio di terminare l’amalgama della pasta con le mani, dopodiché mettetela a riposare in un recipiente coperto con la pellicola, saranno sufficienti circa 10 minuti.
Una volta che l’impasto è pronto, se ne avete preparato una cospicua quantità, dividetelo in panetti più o meno della stessa dimensione e iniziate la stesura della sfoglia. Se avete a disposizione una sfogliatrice potete utilizzarla, altrimenti usate il mattarello su una superficie di legno o marmo infarinata.
Prendete il panetto e passatelo nella sfogliatrice una prima volta, poi richiudetelo come un foglio quadrato, avendo cura di prendere la giusta misura della macchina. Se non si effettua questo semplice accorgimento la pasta avrà bordi irregolari e frastagliati. 
Ecco cosa non fare e come recuperare:





Procedete a richiuderla una seconda volta e poi passatela nella sfogliatrice fino a che non raggiungete lo spessore desiderato. Abbiate cura d’infarinare leggermente la pasta fra un passaggio e l’altro nella macchina, per evitare che si attacchi e si rompa.
Quando avete raggiunto lo spessore che preferite, stendete la sfoglia su un panno di cotone e spolveratela con della farina di semola, giratela e aggiungete la semola anche dall’altro lato. La farina di semola è ottima per far asciugare al meglio la pasta e facilita l’operazione di taglio. 

Utilizzate un tagliere dove adagiare la sfoglia, arrotolatela da una parte fino a circa la metà e fate la stessa cosa dall’altro lato, in modo da ottenere due rotolini della stessa dimensione, ma ancora uniti al centro. Decidete lo spessore del taglio per realizzare i tagliolini, le tagliatelle o le pappardelle, come vi mostro nel video:
se lo spessore è sottile realizzerete i tagliolini
se aumentate leggermente la larghezza del taglio preparerete le tagliatelle, di solito vanno dai 6 agli 8 mm
se aumentate ancora la larghezza del taglio preparerete le pappardalle che solitamente sono larghe circa 2 cm

Mentre se volete preparare i maltagliati, prendete la sfoglia, tagliatela a metà e sovrapponete le due parti, tagliatela ancora una volta in modo da realizzare dei quadrati. Sovrapponeteli e incidete la pasta, da angolo a angolo, a forma di x, come vi mostro nel video.





La pasta fresca all’uovo si conserva in frigo per due o tre giorni (se priva d'umidità), ma potete dividerla in porzioni e surgerarla. 



Carlo Porcu Chef 
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22 ottobre 2013

A Scuola di Cucina ... Carlo's Lifestyle #2

Continuo oggi, con il secondo post, il "racconto" delle esperienze e degli incontri che mi hanno portato, e aiutato, a realizzare la mia aspirazione: diventare chef....
 
Come spesso accade la vera svolta è arrivata lontano da casa, quando ero militare. Mi hanno spedito a Trieste nel 1° Reggimento Fanteria San Giusto, Esercito Italiano.
Solo a posteriori si riescono a congiugere tutti i punti che hanno formato la linea del proprio viaggio; quella fu la prima volta che iniziai a cucinare, ma non per la famiglia o gli amici, e che ero vicino al mare.
Fu un ufficiale che scoprì la mia passione per la cucina e che mi propose per la loro mensa. Così passai l’anno di militare fra i fornelli, con grande soddisfazione dei miei superiori in grado. Nel tempo libero andavo al porto a vedere le barche e mi ricordo ancora lo spettacolo della Barcolana, la storica regata velica che si tiene a Trieste. Ero incantato. 


Finita la leva obbligatoria qualcosa era mutato, avevo preso coscienza che la cucina non era un semplice hobby, poteva diventare una professione.
Tornato a Foiano, comunicai la decisione d’iscrivermi alla Scuola Alberghiera Saffi di Firenze e mi trasferii lì. Ero il più grande dei miei compagni di studi e mi sentivo notevolmente in ritardo rispetto alla strada che avevo scelto. Ma non mi persi d’animo, anzi lavorai più duramente per recuperare. La maturità rispetto agli altri del mio corso mi ha portato a prendere la scuola come lavoro sul campo, e così ho iniziato a collaborare con il mio professore di cucina Vincenzo Semeraro al di fuori dell’orario scolastico, nella sua azienda di catering che si trovava a Prato. Ricordo che si chiamava “i piaceri della tavola”; lì ho iniziato la mia gavetta. Presto dal catering sono passato agli hotel, nella cucina del Grand Hotel e poi del Savoy di Firenze per piccoli stage. Era un passaggio obbligato per i miei studi, ma lì ho capito che l’impostazione della cucina per l’hotel non faceva per me. Era troppo incasellata e preferisco essere libero di esprimermi fra i fornelli provando abbinamenti nuovi e personalizzando le ricette. Faccio molta attenzione alla stagionalità dei prodotti perciò mi trovo spesso a dover scegliere quale piatto preparare in base alla freschezza e alla disponibilità degli ingredienti di stagione. 
Ho studiato e sperimentato molto sul campo in quegli anni, recuperando il ritardo con il quale ero partito e, con l’avvicinarsi del diploma, una nuova opportunità si aprì per me: diventare chef di bordo di una barca a vela. Ho sempre amato il mare e la vita in barca fu una scoperta. Il giorno dopo il diploma mi sono imbarcato...
  

to be continued

17 ottobre 2013

Ricetta: SORBETTO alla PESCA _ Gluten free

E’ un dolce freddo al cucchiaio, è considerato l’antenato del gelato, ma si differenzia perchè è a base di acqua e frutta. E’ perciò ottimo per chi ha intolleranze alimentari al glutine, al lattosio e alle uova. L’origine di questo dessert è molto antica e si perde nella notte dei tempi, l’Imperatore Nerone faceva arrivare il ghiaccio dagli Appennini per gustare il sorbetto. E’ un ottimo fine pasto, particolarmente adatto in estate come merenda rinfrescante, ma si adatta bene a qualsiasi stagione e in particolare al termine di pasti composti da molte portate perchè non appesantisce. Se, come per la ricetta che sto per mostrarvi, scegliete la pesca, potete unirvi delle foglie di menta che rendono il sorbetto ancora più gustoso. 







PREPARAZIONE della RICETTA:


Per prima cosa si prepara lo sciroppo di frutta mettendo a bollire l’acqua e lo zucchero. Quando lo zucchero si scioglie e l’acqua è arrivata ad ebollizione lo sciroppo è pronto, toglietelo dal fuoco e lasciatelo raffreddare. Per accorciare i tempi di preparazione potete metterlo in frigo, dopo i primi minuti di raffreddamento a temperatura ambiente.
Nel frattempo mondate la frutta. 
Se scegliete di utilizzare le pesche noci potete lasciare la buccia dopo un accurato lavaggio. La pelle del frutto rende il sorbetto più corposo. A questo punto frullate la frutta fino a renderla un succo. 
Vi consiglio di scegliere frutta ben matura perchè la concentrazione zuccherina è più alta e il succo che ricavate ha più gusto. 
 
 
Il succo di pesca tende ad ossidare, ma potete aggirare il problema aggiungendo del succo di un limone al frullato. 
Se avete scelto la pesca potete aggiungere nel frullato anche delle foglie di menta fresca.
Unite il succo di frutta, raffreddato in congelatore, con lo sciroppo già freddo e versatelo nella sorbettiera. Se non avete la sorbettiera, potete preparare la ricetta utilizzando il congelatore. Mettete a riposare il composto di sciroppo e succo di frutta girandolo ogni 30 minuti fino a che non diventa una crema.
Vi consiglio d’impiattare il sorbetto in coppette di vetro o metallo precedentemente raffreddate in congelatore, questo accorgimento è importante nella stagione estiva o se la temperatura dell'ambiente in cui lo servite è elevata, evita che il sorbetto si sciolga immediatamente. 
Carlo Porcu Chef 
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Quando arrivate all'Osteria della Lodola è mia moglie che vi accoglie e vi guida nella scelta dei piatti e del vino, perciò, anche qui, lascio la parola a lei....


Perfetto per accompagnare questo dessert è un vino passito dolce naturale di vendemmia tardiva come il Conforta della Cantina Fattoria Santa Vittoria

14 ottobre 2013

Un Piccolo Chef ... Carlo's Lifestyle#1

Raccontare se stessi non è facile, i ricordi sono tanti e si accavallano come le onde del mare. Il mare, anche quella è stata ed è una grande passione, ma procediamo con ordine.
Alla fatidica domanda: “ come mai hai scelto di cucinare? di fare lo chef?” la mia risposta è: “perchè mi piace”. Sono una di quelle fortunate persone che fa il lavoro che ha sempre sognato. Certo, questo non significa che si può dormire sugli allori, la cucina è un ambiente difficile e selettivo, bisogna essere sempre pronti a crescere e a migliorare, ma se è la passione a guidarti, è anche un cammino naturale. Per me almeno è così...
Certo, voi vi aspettate che racconti come tutto è cominciato e io ci giro intorno perchè mi sto domandando: da dove posso partire?
La passione per la cucina in effetti c’è sempre stata, non c’è un momento preciso che ricordo e in cui ho deciso che i fornelli erano la mia professione. O meglio, a un certo punto ho deciso d’iscrivermi a una scuola professionale di cucina e perciò ho scelto di fare lo Chef, ma è stata più una presa di coscienza di ciò che già amavo.
Fin da piccolo mi ricordo che il mio gioco preferito, allora era questo per me, era pasticciare con la farina e le uova in cucina insieme a mia madre. E’ stata lei a introdurmi dietro ai “fornelli” e a farmi scoprire questa forte passione. 

Forse sarebbe emersa comunque, anzi ne sono sicuro, ma il primo ricordo che conservo di me come cuoco sono proprio le torte fatte in casa nella cucina della Lodola. Sì, quella che oggi è Villa Relais e b&b di charme, prima era la nostra casa di famiglia. E è lì che ho iniziato a pasticciare con la farina, a impastare, fare le prime torte, la pasta all’uovo, gli gnocchi. La cucina mi ha sempre appassionato, ma il mare mi ha sempre affascinato. Ricordo che come esame di tecnica in terza media ho costruito una barca a vela, doveva essere a motore.
Ma tornando alla cucina, crescendo, la voglia di indossare il grembiule da chef non è mai scomparsa. Inizialmente è stata relegata a semplice hobby. Studiavo e quando avevo tempo mi concedevo una pausa dietro ai fornelli, preparando più che altro torte e pasta fresca.
Quando però è arrivato il momento di scegliere l’indirizzo di studio superiore, l’indecisione è stata tanta. Da una parte avrei voluto provare subito con una scuola professionale di cucina, ma poi i consigli della mia famiglia mi hanno dirottato su ragioneria. E la cucina è rimasta un hobby, solo che preparare un buon piatto era per me più divertente e più naturale di fare il ragioniere. Non sono mai riuscito a immaginarmi in un lavoro statico come quello da ufficio, fermo dietro a una scrivania non riuscirei a resistere, ho bisogno di manualità. Amo la cucina perchè si usano le mani, è la praticità del saper fare le cose che fa la differenza dietro ai fornelli. Così la passione per il cibo ha prevalso su quella per i numeri e ho cambiato rotta ...

to be continued
    
L'autore di questa poesia sulla mensa sono io, ho ripescato questo ricordo in mezzo alle vecchie foto...


Stay Tuned

10 ottobre 2013

Ricetta: GRISSINI

Croccanti e appetitosi, sono filoncini di pasta allungati e i più famosi sono di origine torinese. Sono uno dei prodotti gastronomici più conosciuti e apprezzati all’estero e la storia della loro “nascita” è risalente al 1679, la primissima ricetta viene attribuita al fornaio di corte Antonio Brunero che li creò sotto indicazione del medico Teobaldo Pecchio. Il futuro re Vittorio Amedeo II aveva difficoltà a digerire la mollica del pane, così vennero preparati i grissini: un pane solo croccante. Grazie all’alta digeribilità e alla possibilità di essere conservati per più giorni, i grissini si diffusero e il successo di questa ricetta è rimasto lo stesso ancora oggi.
Ogni chef ha la sua personale preparazione e i grissini possono essere personalizzati in modi diversi, aggiungendo la spezia che più si preferisce: anice, sesamo, ma anche olive tagliate. Per quanto mi riguarda, i grissini sono importanti perchè arricchiscono il cestino del pane che è la prima portata servita nella mia Osteria. Insieme alle bevande fanno parte dell’accoglienza dei miei ospiti, un appetitoso stuzzichino che li accompagna durante la scelta dei piatti dal menù. Per questo motivo li preparo ogni giorno.
Mettere in tavola, a casa, un bel cestino del pane, ricco di grissini e focaccia, per esempio, accompagnato da un vino prosecco è un modo per offrire un aperitivo sfizioso e genuino.



 

PREPARAZIONE della RICETTA:

 

 


Se avete una planetaria potete utilizzare quella per la lavorazione dell’impasto, altrimenti procedete a mano. Versate in un recipiente - o nella planetaria - il lievito, l’acqua, la farina e l’olio. Lavorate gli ingredienti fino a che non diventano un impasto omogeneo. Aggiungete la spezia che preferite: anice, sesamo o olive tagliate sottili. Dopodiché staccate la pasta dal recipiente e modellatela con le mani fino a farne una pagnotta rotonda. 

Vi consiglio di utilizzare una manciata di farina, normale o di semola, per facilitarvi nella separazione dell’impasto dalla vaschetta della planetaria. E infine mettete la pagnotta a riposare sotto una campana di vetro o plastica. 


La pasta per i grissini a differenza di quella per la focaccia, ad esempio, lievita una volta soltanto.
Quando l’impasto avrà raddoppiato il suo volume, con una spatola di metallo iniziate a tagliare la pagnotta dai lati esterni, disegnando un esagono. Ricavate delle piccole porzioni e successivamente prendete la pasta ritagliata e tirate alle estremità con una pressione leggera e costante, fino ad allungarla. Per facilitarvi, allungate la pasta sopra la teglia, precedentemente oliata, che utilizzerete per infornare in modo da prendere le giuste misure riguardo alla lunghezza dei grissini. 


E’ importante che i grissini siano tutti dello stesso spessore, altrimenti quelli più sottili, in forno, bruceranno e i più spessi potrebbero rimanere crudi all’interno, perciò prestate la massima attenzione quando dividete la pasta con la spatola.
Dopo averli stesi a mano, salate in superficie e infornate a 160°C per 35-40 minuti. 
I grissini devono essere croccanti, perciò la pasta va fatta cuocere lentamente.
Infine sfornate, trasferiteli dalla teglia in un vassoio, meglio se di legno, e lasciateli raffreddare. Quando non scottano più, assaggiate!




Carlo Porcu Chef 
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3 ottobre 2013

Ricetta: SEMIFREDDO AL PISTACCHIO _ gluten free

E’ un delizioso dessert, ottimo nella stagione estiva come sostituto del gelato, ma anche adesso come fresco fine pasto. Ogni chef ha la sua ricetta del semifreddo, per questo motivo ne esistono molte varianti anche se la base è sempre composta da panna, uova e zucchero. Per i dolci in generale, ma per il semifreddo in particolare, è importante pesare con cura ogni ingrediente. La ricetta che vi propongo è al pistacchio con base di biscotto al cioccolato. 
La scelta dei biscotti per la base è a preferenza, io scelgo quelli al cioccolato per celiaci perchè sono alla farina di mais e li preferisco, inoltre è un delizioso dessert per tutti.  In generale l’abbinamento pistacchio e cioccolato è gustoso e delicato.






PREPARAZIONE della RICETTA:



Pesate gli ingredienti e prepariamo la base del semifreddo.
Iniziate frullando i biscotti fino a renderli una polvere, sciogliete il burro nel micronde o a bagnomaria e unitelo ai biscotti. Potete realizzare una torta e utilizzare un unico stampo, oppure gli stampini per monoporzioni come vi mostro nella mia ricetta.
Con un cucchiaio riempite il fondo degli stampini, è sufficiente un cucchiaio per ciascuno. Una volta riempiti, prendete un pestello di metallo, della stessa dimensione degli stampini, e pressate il biscotto in modo da compattarne la base. 

Se state utilizzando lo stampo per le torte potete procedere con le mani fino ad ottenere una superficie liscia e omogenea. Infornate gli stampi a 160°C per circa 10 minuti. 
Sfornate e fate raffreddate la base. Se volete accorciare i tempi di preparazione della ricetta, potete riporre le basi anche in frigo.
Nel frattempo procedete con la preparazione della crema al pistacchio. 
In un recipiente unite lo zucchero all’uovo e sbattete fino a renderlo cremoso. In un altro recipiente montate la panna. Successivamente unite la panna al composto di uovo e zucchero, vi consiglio di mescolare con una spatola dal basso verso l’alto, infine unite la pasta di pistacchio, sempre mescolando. Aggiungete un pizzico di sale e amalgamate bene.
Prendete il saccapoche e riempite gli stampini con la base di cioccolato con la crema al pistacchio appena preparata. 

Infine mettete gli stampi a congelare.
Serviteli con un filo di succo di frutti di bosco a ornare il piatto, ricordate anche in questo caso che il succo deve essere freddo per evitare lo scioglimento del dessert, e arricchitelo con more, ribes e una foglia di menta.




 

Carlo Porcu Chef 
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Quando arrivate all'Osteria della Lodola è mia moglie che vi accoglie e vi guida nella scelta dei piatti e del vino, perciò, anche qui, lascio la parola a lei....

 Ad accompagnare questo delizioso dessert vi propongo un vino moscato frizzante che con la sua acidità è perfetto per assaporare al meglio, ad ogni assaggio, la crema di pistacchio e il cioccolato.